La sede associativa provinciale del CSI Chieti
Centro Sportivo Italiano
Presidenza Provinciale di Chieti
Piazza San Giustino, n.21 - 66100 Chieti
(Telefono: 338 6204987 - 393 3355802 - 349 4774759 )
ORARI DI APERTURA DELLA SEGRETERIA:
martedì e giovedì: dalle ore 10,00 alle 12,00
lunedì, mercoledì e venerdì: dalle ore 16,00 alle ore 18,30
(E-mail:comitatocsichietivasto@gmail.com)
BLOG CSI CHIETI: http://csichieti.blogspot.it
Facebook: CSI CHIETI - CSIChietiCSI - Chieti Centro Sportivo Italiano
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- Le origini e la storia -
Centro Sportivo Italiano
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- Le origini e la storia -
- L'Atto Costitutivo -
- Lo Statuto -
CENTRO SPORTIVO ITALIANO
Il Centro Sportivo Italiano è un'associazione senza scopo di
lucro, fondata sul volontariato, che promuove lo sport come momento di
educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla
visione cristiana dell'uomo e della storia nel servizio alle persone e al
territorio.
Tra le più antiche associazione di promozione sportiva del nostro Paese, il Csi risponde ad una domanda di sport non solo numerica ma qualificata sul piano culturale, umano e sociale. Da sempre i giovani costituiscono il suo principale punto di riferimento, anche se le attività sportive promosse sono rivolte ad ogni fascia di età.
Educare attraverso lo sport è la missione del Centro Sportivo Italiano. Questo è ormai consolidato nella prassi e nella coscienza dell'associazione a tutti i livelli.
Lo sport inteso dal Csi può anche essere uno strumento di prevenzione verso alcune particolari patologie sociali quali la solitudine, le paure, i timori, i dubbi, le devianze dei più giovani. Un'attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio "mandato" educativo, infatti, aiuta i giovani ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della sperimentazione del limite, della conoscenza di sé.
Proprio per questo, il CSI prevede un'articolazione della proposta sportiva nel rispetto delle età e dei bisogni di ciascun atleta, permettendogli in tal modo di scoprire il meglio di sé, di imparare a conoscere il proprio corpo, a valorizzarlo, a stimarlo.
Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. Nel 2014 ricorre il settantesimo anniversario dalla fondazione, che risale al 1944, su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.
Idealmente si voleva proseguire l'esperienza della FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), creata nel 1906 dall'Azione Cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista.
Oltre un secolo di storia, durante il quale la pratica sportiva si è trasformata da fenomeno di èlite a fenomeno di massa.
In tutti questi anni un impegno costante, una ragione di fondo semplice quanto delicatamente gravosa: sostenere uno sport che vada incontro all'uomo.
Pio XII il "Papa degli sportivi"
Un episodio significativo dell'attenzione pacelliana allo sport si ha nella pubblica menzione che Pio XII fece di Gino Bartali in un discorso ufficiale. Il 7 settembre 1947, dinanzi agli Uomini di Azione Cattolica in piazza San Pietro, così si esprimeva "Il tempo della riflessione e dei progetti è passata. È l'ora dell'azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso. Siate pronti. È l'ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione Cattolica: egli ha più volte guadagnato l'ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma".
Ad ognuno il suo sport
La ricorrenza del primo decennio del Centro Sportivo Italiano.
I Campionati Studenteschi, che ad un certo punto cambiarono il nome in "Criterium Studenteschi", ebbero vita quasi ventennale. Anche quando, con il trascorrere degli anni, il programma tecnico dei Campionati Studenteschi divenne più complesso, con un numero maggiore di sport e di fasi, l'intera macchina organizzativa continuò ad essere gestita dal Centro Sportivo Italiano attraverso i suoi Comitati provinciali. Da ricordare anche che nel 1949 i Campionati nazionali studenteschi furono organizzati insieme dal CSI e dalla FARI; mentre nel 1962 la FARI organizzò i Criterium Studenteschi femminili.
Il trentennio del Centro Sportivo Italiano
Nello spazio delle due giornate, oltre alle iniziative sportive per il trentennio, i partecipanti vissero anche un momento religioso celebrando l'Anno Santo con il pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro, dopo aver sfilato in corteo per via della Conciliazione. Alcune migliaia erano i partecipanti, giunti a Roma da ogni parte d'Italia, ai quali si erano aggiunti molti atleti e dirigenti del CONI e delle Federazioni nazionali.
A conclusione della celebrazione, vi fu l'incontro con il Papa, improntato alla più grande cordialità e simpatia, quali Paolo VI ha del resto sempre riservato agli sportivi e al CSI in particolare.
Nel periodo estivo, sotto il nome di "Beach Volley Cup", l'iniziativa veniva estesa anche alle spiagge dell'Adriatico e del Tirreno. Con la sua formula itinerante, articolata, flessibile, è stato un esempio concreto e tangibile per tutti gli operatori di come fosse possibile "rimodulare" l'attività, andando incontro alle esigenze dei giovani nei luoghi che essi prediligono, "scendendo" nelle strade e nelle piazze con proposte sportive e culturali coinvolgenti e alternative.
Nell'anno 2000, poi, il CSI ha celebrato il Giubileo degli sportivi con decine di manifestazioni locali e con una grande iniziativa nazionale a Roma, dal pomeriggio del 23 ottobre alla notte del 28 ottobre.
Una settimana di sport e cultura denominata "In campo per il Giubileo", in un "Villaggio dello sport" appositamente attrezzato nei giardini di Castel Sant'Angelo.
L'evento era finalizzato alla promozione presso la popolazione, in particolare quella giovanile, del valore di un'attività sportiva vissuta in forma libera e gioiosa e nello stesso tempo a sensibilizzare i partecipanti ai valori etici che potevano derivare da una pratica dello sport correttamente intesa.
Oltre alla parte sportiva, la settimana al "Villaggio dello sport" è stata ricca di avvenimenti culturali attraverso i convegni: "Sport for Africa", "Vivere da campione", "Dai campi di periferia ad Atene: una politica per lo sport giovanile", "Sport a scuola: sospeso con obbligo di frequenza", "ww.sportfuture.com. I media e lo sport di base", "Mister parroco: educare i giovani negli oratori".
Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia
Pescante ha presentato la sua proposta di legge sulle società sportive dilettantistiche e per quanto riguarda chi e come dovesse promuovere lo sport sociale ha affermato che lo sport doveva cercare un chiarimento al proprio interno sui ruoli di ciascuno; una volta risolti i problemi di soprovvicvenza del CONI, si sarebbero risolti anche i nodi relativi agli Enti di promozione e allo sport per tutti.
Nel suo intervento, Gianni Petrucci si è soffermato sulla difesa dell'attuale modello sportivo italiano, imperniato sul CONI, ritenendo che non serva un Ministero dello sport ma dal Parlamento atti concreti di aiuto al mondo dello sport; anche se questo può cnsiderarsi un'utopia, considerando come il Parlamento fosse solito perdersi in lungaggini. Petrucci ritiene comunque opportuno che rappresentanti degli Enti di promozione siano presenti nella Giunta esecutiva e nel Consiglio nazionale del CONI.
Di tutt'altro genere, ovviamente, l'intervento di mons. Betori, che ha confermato la grande attenzione con cui la Chiesa in Italia segua i cambiamenti dello sport, chiedendo che in tali cambiamenti sia salvaguardata la funzione umanizzante della pratica sportiva.
Delle difficoltà di legiferare sullo sport ha poi parlato Gianni Rivera, quale ex parlamentare, mentre il coordinatore degli assessori allo sport ribadiva ancora una volta che le Regioni rivendicavano il ruolo di principali ed autonomi soggetti istituzionali nella promozione dello sport sul territorio, al di fuori di qualsiasi tutela del CONI e dello Stato.
Maratona della pace Roma-Lourdes
I chilometri totali percorsi sono stati 1.604 (724 in Italia, 880 in Francia), con 12 tappe in dodici giorni, per un totale di centodieci ore di fatica e sacrificio. Nelle principali tappe la maratona ha ricevuto grandi accoglienze, con incontri e confronti con associazioni laiche e religiose. La fiaccolata ha legato simbolicamente il suo nome all'idea di pace nel mondo, un'idea da accendere" con amore e speranza.
La maratona-pellegrinaggio si inseriva nella sequenza dei grandi simboli di Lourdes. Dopo l'acqua della sorgente, ecco i pellegrini stessi nella molteplicità dei loro luoghi di provenienza. Per il 2003, inoltre, il tema pastorale di Lourdes era dedicato all'incontro fra le genti.
"Lo sport va oltre la medaglia, la vittoria e la sconfitta, è un mezzo di unione e aggregazione di persone anche le più diverse" aveva detto il presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano nel corso della conferenza di presentazione dell'iniziativa; quindi uno strumento di pace simboleggiato dalla fiaccola che i militari-atleti hanno portato attraverso l'Italia e parte della Francia.
Tra le più antiche associazione di promozione sportiva del nostro Paese, il Csi risponde ad una domanda di sport non solo numerica ma qualificata sul piano culturale, umano e sociale. Da sempre i giovani costituiscono il suo principale punto di riferimento, anche se le attività sportive promosse sono rivolte ad ogni fascia di età.
Educare attraverso lo sport è la missione del Centro Sportivo Italiano. Questo è ormai consolidato nella prassi e nella coscienza dell'associazione a tutti i livelli.
Lo sport inteso dal Csi può anche essere uno strumento di prevenzione verso alcune particolari patologie sociali quali la solitudine, le paure, i timori, i dubbi, le devianze dei più giovani. Un'attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio "mandato" educativo, infatti, aiuta i giovani ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della sperimentazione del limite, della conoscenza di sé.
Proprio per questo, il CSI prevede un'articolazione della proposta sportiva nel rispetto delle età e dei bisogni di ciascun atleta, permettendogli in tal modo di scoprire il meglio di sé, di imparare a conoscere il proprio corpo, a valorizzarlo, a stimarlo.
Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. Nel 2014 ricorre il settantesimo anniversario dalla fondazione, che risale al 1944, su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.
Idealmente si voleva proseguire l'esperienza della FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), creata nel 1906 dall'Azione Cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista.
Oltre un secolo di storia, durante il quale la pratica sportiva si è trasformata da fenomeno di èlite a fenomeno di massa.
In tutti questi anni un impegno costante, una ragione di fondo semplice quanto delicatamente gravosa: sostenere uno sport che vada incontro all'uomo.
La fondazione
del Centro Sportivo Italiano
Il 5 gennaio 1944, la
Direzione generale dell'Azione Cattolica approvava l'iniziativa del prof. Luigi
Gedda, di intraprendere la costituzione di un organismo specializzato per lo
sport, con la denominazione di "Centro Sportivo Italiano". Pur dichiarandosi quale
prosecuzione ideale della FASCI, la stessa nuova denominazione, nei confronti
della precedente, voleva indicare una precisa apertura apostolica verso tutta la
gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive
cattoliche.
Nella primavera una apposita
commissione, installata dalla Presidenza centrale dell'Azione Cattolica, redige
una bozza di statuto e di regolamento organico. Nell'autunno del 1944 viene
approvato il primo Statuto del CSI, che pone a fondamento dell'azione
associativa il fine di "sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando
ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia
morale e di perfezionamento psicofisico dell'individuo": questo sport dalla
forte valenza educativa va esteso al "maggior numero possibile di individui". È
il principio cardine dell'Associazione: il CSI è promosso da cristiani, ma è
aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno sport a servizio
dell'uomo. La nuova associazione, che
muove i primi passi in un'Italia ancora divisa in due, afferma nella nascente
Italia democratica il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente per
praticare un'attività sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove
anche gli impianti sportivi mostrano i segni della guerra appena terminata, lo
sport del CSI si forma inizialmente all'ombra dei campanili: le sue Società
sportive si coagulano attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e sono espressione,
per la maggior parte, di Parrocchie e Istituti religiosi.
Pio XII il "Papa degli sportivi"
Se Gedda è lo stratega della
organizzazione cattolica dello sport, è tuttavia Pio XII che ne definisce gli
obiettivi ideali, i princìpi educativi, le finalità morali. È stato scritto che
Pio XII "ultimo papa d'una chiesa ierocratica in una visione simbolica post
conciliare, è invece tra i primi, forse il primo, pienamente inserito in una
società di massa" e che "ebbe il senso vivissimo dei mezzi di comunicazione di
massa, cogliendone il potere reale e dedicando ad essi grande cura". Anzi si può
affermare che Pio XII fece degli strumenti di comunicazione di massa uno dei
mezzi privilegiati per l'instaurazione di quella societas christiana che
costituì uno dei tratti più significativi del suo pontificato.
E certamente lo sport
rientrava fra gli strumenti di comunicazione di massa. Non a caso, nei suoi vari
discorsi il riferimento allo sport è frequente e sicuramente per assiduità non
ha precedenti coi suoi predecessori. A ulteriore conferma dell'interesse di Pio
XII in materia di sport resta anche tutta una serie di significativi episodi che
inauguravano uno stile del tutto nuovo. Nel 1946 riceveva, ad esempio, ed era la
prima volta nella sua trentennale storia, la carovana del Giro d'Italia, secondo
una consuetudine che si sarebbe negli anni ripetuta. Un episodio significativo dell'attenzione pacelliana allo sport si ha nella pubblica menzione che Pio XII fece di Gino Bartali in un discorso ufficiale. Il 7 settembre 1947, dinanzi agli Uomini di Azione Cattolica in piazza San Pietro, così si esprimeva "Il tempo della riflessione e dei progetti è passata. È l'ora dell'azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso. Siate pronti. È l'ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell'Azione Cattolica: egli ha più volte guadagnato l'ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma".
Ad ognuno il suo sport
Già nell'immediato
dopoguerra il CSI si fa promotore di innovative proposte di attività sportiva,
modellate per le diverse fasce di popolazione. Nei mesi di maggio e giugno 1945
il CSI organizza, con la collaborazione tecnica delle Federazioni sportive
nazionali e del CONI, i Campionati Studenti Medi. Hanno fatto seguito, nei mesi
estivi, i Campionati Sportivi del Lavoratore, ideati e lanciati dal CSI al quale
si sono poi uniti il CONI, l'ENAL e la CGIL.
Nel 1945, in collaborazione
con la GIAC, nascono anche i Campionati Studenteschi, che promuovono la pratica
sportiva nelle scuole di tutta Italia, mentre nei primi mesi del 1949 debuttano
i Campanili Alpini (in collaborazione con la FISI e il settimanale per ragazzi
della GIAC "Il Vittorioso") e, successivamente, i Campanili Marini, che mirano a
diffondere, rispettivamente gli sport invernali e natatori, in ogni Comune tra
gli italiani delle diverse età. Contemporaneamente si
organizzano su tutto il territorio nazionale anche attività di tipo
tradizionale, in accordo e collaborazione con le Federazioni Sportive Nazionali. Negli anni successivi si
replica con intensità crescente. Si gioca e si gareggia dappertutto sotto i
colori blu-arancio del CSI: non solo nei cortili delle Parrocchie, ma anche
negli stadi, nelle piazze, sulle strade. Nascono il Trofeo della Montagna
(1946), organizzato, in collaborazione con gli Alpini, per i "militari,
valligiani e cittadini"; Ju Sport, per i ragazzi dai 10 ai 14 anni; Sport Vitt e
le Olimpiadi Vitt, per i giovani dai 16 ai 20 anni. Seguirà anche Arcobaleno
sport: una serie di attività adatte ai ragazzi, che si articolano in otto trofei
dai colori dell'arcobaleno e comprendono pallacanestro, nuoto, atletica leggera,
pallavolo, calcio, rugby educativo, pattinaggio, tennistavolo.
La ricorrenza del primo decennio del Centro Sportivo Italiano.
Nell'ottobre 1955 il CSI
festeggia a Roma i primi dieci anni di vita. L'idea di un raduno romano del CSI
era nata come grato e doveroso omaggio a Pio XII, "Il Papa degli sportivi", nel
suo ottantesimo compleanno e nel quindicesimo di pontificato. La ricorrenza del
decennale di fondazione fu vista anche come l'occasione propizia per ribadire al
Paese intero la propria vocazione. A quell'appuntamento il CSI si presentava
forte di un'organizzazione diffusa ormai in tutta la penisola: 17 Comitati
regionali, 92 Comitati provinciali, 60 Comitati zonali, 3.000 Società sportive,
circa 80.000 tesserati.
La gente del CSI, alla quale
si aggiunsero le atlete della FARI e atleti di molte Federazioni nazionali,
cominciò ad affluire a Roma il 6 e 7 ottobre. Arrivarono con treni, pullman,
moto e perfino in bicicletta, vestiti con le tute e le divise sociali, giovani e
meno giovani, portando bandiere, striscioni e gli strumenti del loro sport.
Alcuni di loro diedero vita a tre grandi manifestazioni sportive: i "Campionati
nazionali di atletica leggera", il "Criterium giovanile ciclomotoristico delle
Nazioni", il "Gran Premio del Decennio" di ciclismo. La mattina del 9 ottobre
questa enorme massa di gente, alla quale si erano aggiunte le atlete della FARI
e gli atleti di molte Federazioni sportive nazionali con i loro dirigenti (circa
50.000 persone), sfilò per le vie di Roma fino a Piazza San Pietro, dove li
attendeva un'udienza concessa da Papa Pio XII. In quella folla di atleti erano
rappresentati tutti gli sport del CSI e tutte le regioni. Il "Decennio" non fu solo
bandiere, musiche e cortei. A dargli un senso profondo fu il discorso
pronunciato in quella occasione da Pio XII. Nel 1945, quando il CSI era rinato
dalle ceneri della FASCI, era stato proprio Pio XII ad indicare la strada che la
nuova associazione avrebbe dovuto percorrere nello sport. Ora, a distanza di
dieci anni, ci si raccoglieva attorno al Papa con l'orgoglio di chi era riuscito
ad andare oltre ogni previsione. Pio XII lodò il CSI per la strada già percorsa
e diede preziose indicazioni per il futuro. Ma il Pontefice esortava a
fare ancora di più: perché lo sport è fonte di beni fisici ed etici, va proposto
a tutti i giovani, anche ai più disagiati. Ai giovani dell'immediato dopoguerra
lo sport veniva proposto come un'alternativa esistenziale, cioè un ideale di
vita coraggioso, ottimista, superiore ai meri interessi e preoccupazioni
materiali: una proposta di rinnovamento totale di tutta la persona, anima e
corpo, attraverso un'attività sportiva sanamente intesa. In questa prospettiva
anche la funzione di una "associazione di categoria" come il CSI era tracciata
di conseguenza; attraverso essa la Chiesa "compie ed integra ciò che manca ad
un'idea, ad un'attività, ad un'opera, che per eccessi o per difetti o per
assenza di fondamenti ideali non siano pari, se non addirittura contrari, alla
dignità cristiana" (Pio XII). Ecco pertanto il programma del CSI alla fine del
suo primo decennio di vita, tracciato con quella famosa espressione: "Lievito di
cristianesimo voi dunque sarete negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare,
ovunque si innalza con onore il vostro vessillo" (Pio XII). Si incomincia già ad
intravedere il "modo d'essere" del CSI e c'è già un netto progresso rispetto al
periodo della FASCI. Compito dell'istituzione sportiva cattolica non è soltanto
quello di agire, perseverare e conservare, ma anche quello di animare
cristianamente, dal di dentro, i valori temporali, soprattutto con la forza
dell'esempio.
L'avvenimento fu troppo
grande perché si potesse ignorarlo. I cinegiornali ne diffusero il resoconto in
tutte le sale cinematografiche. La stampa impegnò alcune grandi firme nel
commento. Le critiche di parte non mancarono e talvolta toccarono punte di
involontaria comicità. L'Unità polemizzò sui presunti costi del raduno, Il Paese
trovò ingiusto che si fossero sventolate le bandiere tricolori facendo "fremere
nella tomba le ossa di Mazzini e Garibaldi", Il Lavoro parlò di messa in scena
grandiosa che nascondeva la pochezza dello sport del CSI, Il Borghese fece finta
di stupirsi perché non era stata inviata "alla cittadinanza romana nessuna
cartolina precetto per assistere alla sfilata".
Il Centro
Sportivo Italiano e lo sport nella scuola
Quando, il 10 febbraio 1945,
Stadium riprese le pubblicazioni dopo diciotto anni di silenzio imposti dal
fascismo e dalla guerra, sulla prima pagina della rinnovata pubblicazione i due
articoli di apertura erano dedicati al problema dello sport scolastico, che
evidentemente l'Associazione riteneva fondante per la rinascita della vita
sportiva nel Paese. Il CSI, sin dalla sua
costituzione, aveva assunto una propria fisionomia, si era irradiato in ogni
dove, era penetrato nei collegi, nelle scuole, nelle parrocchie, in molte
aziende. Ma particolarmente nelle scuole "naturale fucina dello sport, perché in
nessun altro aggregato sociale vive tanto affiatamento, tanta comprensione,
tanto intuito, tanta emulazione, tanto spirito di corpo, essenziali requisiti
sportivi. E ciò dall'asilo alla Università". Lo sport nella scuola era una
questione antica, radicata. Nell'Italia della prima metà del XX secolo l'idea di
rendere lo sport una pratica diffusa in tutta la società si era pian piano
affermata. Lo sport, però, era rimasto sostanzialmente estraneo alla scuola,
nella quale ci si limitava ad una generica attività di educazione fisica.
Le cose non erano mutate
durante il periodo fascista. Il regime aveva usato larghezza di mezzi per
diffondere lo sport, sia pure con intenti paramilitari e propagandistici, eppure
non aveva saputo superare l'equazione scuola=ginnastica. Quando, terminata la guerra,
fu necessario pensare anche al riassetto dello sport italiano, la questione
dello sport scolastico tornò a galla. Il CSI aveva una visione
globale del problema. La scuola, diceva, non può essere un tempio o una tana. I
giovani alunni devono poter fare attività sportiva all'aria aperta, sui campi di
gioco e nei cortili. L'educazione fisica concepita come ginnastica non può
bastare, oltretutto è ripetitiva e noiosa; meglio allora che lo sport entri
nella scuola o, piuttosto, che la scuola esca nello sport.
Nella primavera del 1945 il
CSI organizzò nell'Italia centro-meridionale (il Nord doveva ancora essere
liberato) i Campionati per studenti medi, denominati "Trofeo CONI".
L'Associazione mise a disposizione le sue strutture tecniche ed organizzative
che resero possibile organizzare anche gare locali di atletica, ciclismo,
tennis, calcio, scherma, pallacanestro. L'iniziativa prese subito
piede e venne approvata dal ministro della Pubblica Istruzione, che impartiva
disposizioni al riguardo ai Provveditorati agli Studi.
L'anno successivo
l'iniziativa fu promossa su tutto il territorio nazionale e nacquero i
Campionati Studenteschi. Nel 1946 il programma fu
notevolmente potenziato. Sport obbligatori divennero atletica, calcio, ciclismo,
ginnastica, pallacanestro; come sport facoltativi furono scelti pattinaggio,
pallavolo, rugby, tennis e scherma. Invariati rimasero il limite minimo di età
dei partecipanti (dai 13 ai 14 anni, secondo gli sport) e la scelta di programmi
tecnici impostati in modo da rispettare la giovane età degli iscritti.
All'inizio i Campionati
Studenteschi ebbero carattere esclusivamente locale e si esaurirono con le
finali provinciali (il calcio terminava a livello locale); più tardi, nel 1950,
il programma dei Campionati Studenteschi cominciò a comprendere le finali
nazionali, aperte a selezioni provinciali. Nel frattempo avevano preso il via i
Campionati Studenteschi di sport invernali. I Campionati Studenteschi, che ad un certo punto cambiarono il nome in "Criterium Studenteschi", ebbero vita quasi ventennale. Anche quando, con il trascorrere degli anni, il programma tecnico dei Campionati Studenteschi divenne più complesso, con un numero maggiore di sport e di fasi, l'intera macchina organizzativa continuò ad essere gestita dal Centro Sportivo Italiano attraverso i suoi Comitati provinciali. Da ricordare anche che nel 1949 i Campionati nazionali studenteschi furono organizzati insieme dal CSI e dalla FARI; mentre nel 1962 la FARI organizzò i Criterium Studenteschi femminili.
Le
celebrazioni per il ventennio del Centro Sportivo Italiano
Oltre ad avere dedicato il
tema dell'VIII Congresso nazionale 1965 "Vent'anni di sport per una società
nuova", la presidenza nazionale CSI ha voluto ricordare i venti anni dalla sua
(ri)fondazione, con una particolare cerimonia che ha avuto luogo il 19 novembre
1965 a Roma, nell'Auditorium Pio XII in via della Conciliazione, alla presenza
di autorità religiose, civili, sportive e di una rappresentanza di "azzurri" ex
atleti del CSI. La sorpresa più gradita
dell'incontro è stata senza dubbio la presenza del Presidente del Consiglio,
Aldo Moro, tanto più significativa in quanto egli era corso alla cerimonia del
CSI subito dopo un impegnativo discorso al Senato. Erano presenti, inoltre: il
cardinale Dante, ex sportivo praticante; i ministri Andreotti e Colombo; il
presidente del CONI Onesti: l'assistente generale dell'Azione Cattolica
Italiana, mons. Costa. Alle parole commemorative
del presidente nazionale CSI, Aldo Notario, hanno fatto eco: l'avv. Onesti che
ha messo in risalto il grande contributo dei cattolici e del CSI per la
diffusione della pratica sportiva, delle strutture, della coscienza e della
politica dello sport italiano; mons. Costa che ha accennato ad alcuni aspetti
dell'azione pastorale del CSI, anticipatori delle direttive della Chiesa del
Concilio; il ministro Andreotti che, a nome anche dell'on. Moro, ha porto al CSI
i complimenti del Governo per l'azione svolta a favore della gioventù
italiana.
Motivo di particolare gradimento è stata la presenza degli "Azzurri" CSI invitati: il calciatore Paolo Barison, il cestista Gianfranco Bertini, il pattinatore Giuseppe Cantarella, il tennista Gaetano Di Maso, il ciclista Felice Gimondi, il pallavolista Alessandro Grassellini, il nuotatore Fabrizio Nardini, lo sciatore Franco Nones, l'atleta Alfredo Rizzo, ai quali è stata offerta una medaglia ricordo.
Motivo di particolare gradimento è stata la presenza degli "Azzurri" CSI invitati: il calciatore Paolo Barison, il cestista Gianfranco Bertini, il pattinatore Giuseppe Cantarella, il tennista Gaetano Di Maso, il ciclista Felice Gimondi, il pallavolista Alessandro Grassellini, il nuotatore Fabrizio Nardini, lo sciatore Franco Nones, l'atleta Alfredo Rizzo, ai quali è stata offerta una medaglia ricordo.
Il trentennio del Centro Sportivo Italiano
Nel 1975 ricorreva il
trentesimo anniversario della nascita del CSI e della FARI. Dal momento che la
ricorrenza cadeva nell'anno di celebrazione dell'Anno Santo e nel periodo di
preparazione al Congresso nazionale, il Consiglio nazionale del CSI ritenne
opportuno di collegare i tre fatti in un'unica celebrazione nei giorni 8-9
novembre, in modo da inserire nel tessuto della vita associativa la celebrazione
dell'Anno Santo, il ricordo del trentennio e nello stesso tempo di arricchire la
preparazione congressuale con una riflessione storica e con la partecipazione
comunitaria alle iniziative religiose dell'Anno Santo. Questo tipo di riflessione
mise in evidenza il permanere e il perdurare di una ispirazione cristiana che ha
costituito la matrice dell'associazione e che è andata sempre più qualificandosi
come servizio specifico di promozione umana.
La celebrazione trentennale
ebbe il suo culmine nel Symposium "L'esperienza di ieri per uno sport nuovo in
una società che cambia". All'intervento ufficiale del presidente nazionale del
CSI, fecero seguito diversi apprezzati discorsi e messaggi di saluto da parte
delle numerose autorità religiose e civili intervenute. Nello spazio delle due giornate, oltre alle iniziative sportive per il trentennio, i partecipanti vissero anche un momento religioso celebrando l'Anno Santo con il pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro, dopo aver sfilato in corteo per via della Conciliazione. Alcune migliaia erano i partecipanti, giunti a Roma da ogni parte d'Italia, ai quali si erano aggiunti molti atleti e dirigenti del CONI e delle Federazioni nazionali.
A conclusione della celebrazione, vi fu l'incontro con il Papa, improntato alla più grande cordialità e simpatia, quali Paolo VI ha del resto sempre riservato agli sportivi e al CSI in particolare.
Stadium: lo
sport incontra la piazza
Con l'iniziativa lanciata
nel 1997, il Centro Sportivo Italiano si proponeva un modo nuovo di coniugare lo
sport, in forma polisportiva, con i contenuti, gli ideali, i problemi e le
prospettive che ruotano attorno al fatto sportivo. Lo sport esce dallo stadio
per entrare nella piazza e la piazza diventa stadio; il luogo deputato da sempre
al confronto sociale, culturale, politico e commerciale, accoglie anche
l'attività sportiva che da pratica elitaria e specialistica, negli ultimi
decenni è esplosa come vero fenomeno di massa, aperto al godimento di tutti.
Con lo slogan "Stadium: lo
sport incontra la piazza", si è voluto dare un significato all'intreccio
simbolico dei due termini "stadio" e "piazza", intesa quest'ultima come punto
d'incontro della gente. Proprio in questo incontro dello sport con la piazza si
concretizzava ed assumeva significato l'espressione "sport per tutti". Una
proposta quindi che si integrava perfettamente con l'originale modello di "feste
dello sport" che da oltre quindici anni costituiva un vero e proprio laboratorio
di ricerca per l'affermazione di una concezione dello sport che non fosse basata
esclusivamente sugli aspetti tecnici ed agonistici. Il progetto si articolava in
due fasi: la prima itinerante, nelle piazze d'Italia; la seconda, a carattere
nazionale, oltre a costituire il momento conclusivo, intendeva proporsi anche
come un appuntamento di grande rilevanza culturale attraverso seminari di studio
e convegni. Nel periodo estivo, sotto il nome di "Beach Volley Cup", l'iniziativa veniva estesa anche alle spiagge dell'Adriatico e del Tirreno. Con la sua formula itinerante, articolata, flessibile, è stato un esempio concreto e tangibile per tutti gli operatori di come fosse possibile "rimodulare" l'attività, andando incontro alle esigenze dei giovani nei luoghi che essi prediligono, "scendendo" nelle strade e nelle piazze con proposte sportive e culturali coinvolgenti e alternative.
Il CSI e il
Giubileo degli sportivi del 2000
Quale premessa al Giubileo
del 2000, nel dicembre 1999 il CSI ha organizzato un avvenimento un po'
speciale: la Maratona "Correre sulle orme di San Paolo" dal 12 al 31 dicembre
1999. La spedizione sportiva,
partendo da Gerusalemme, ha ripercorso l'itinerario compiuto dall'apostolo Paolo
nella sua missione di evangelizzazione, sino a raggiungere Roma, luogo del suo
martirio, con una distanza di 1.100 chilometri in 20 tappe. Vi hanno preso parte
atleti cristiani, ebrei, musulmani, che hanno portato una simbolica fiaccola
della pace, accesa a Gerusalemme, sino a Piazza San Pietro in Roma nella notte
del 31 dicembre, dove erano ad attenderla migliaia di giovani. Nell'anno 2000, poi, il CSI ha celebrato il Giubileo degli sportivi con decine di manifestazioni locali e con una grande iniziativa nazionale a Roma, dal pomeriggio del 23 ottobre alla notte del 28 ottobre.
Una settimana di sport e cultura denominata "In campo per il Giubileo", in un "Villaggio dello sport" appositamente attrezzato nei giardini di Castel Sant'Angelo.
L'evento era finalizzato alla promozione presso la popolazione, in particolare quella giovanile, del valore di un'attività sportiva vissuta in forma libera e gioiosa e nello stesso tempo a sensibilizzare i partecipanti ai valori etici che potevano derivare da una pratica dello sport correttamente intesa.
Oltre alla parte sportiva, la settimana al "Villaggio dello sport" è stata ricca di avvenimenti culturali attraverso i convegni: "Sport for Africa", "Vivere da campione", "Dai campi di periferia ad Atene: una politica per lo sport giovanile", "Sport a scuola: sospeso con obbligo di frequenza", "ww.sportfuture.com. I media e lo sport di base", "Mister parroco: educare i giovani negli oratori".
Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia
Chi si aspettava toni accesi
e polemiche roventi è rimasto deluso. La Conferenza nazionale sul ruolo sociale
dello sport che il Centro Sportivo Italiano ha organizzato a Roma l'11 maggio
2002, con il tema "Dall'Italia che fa sport allo sport che fa l'Italia", è
scivolata via in un'atmosfera soft, ma non per questo ha tralasciato di fornire
le indicazioni che ci si attendevano. Intorno al tavolo dei
relatori c'erano, oltre al presidente del CSI Edio Costantini, il
sottosegretario con delega allo sport Mario Pescante, il segretario generale
della CEI mons. Giuseppe Betori, il presidente del CONI Gianni Petrucci, il
coordinatore degli assessori regionali allo sport Luca Cipriani, il consigliere
delegato allo sport del Comune di Roma Gianni Rivera, il rappresentante dei
rettori delle università italiane Luciano Russi e il moderatore Fabio
Pizzul.
Nel suo intervento di apertura il presidente del CSI si è soffermato sulla crisi del sistema sportivo italiano e sulla necessità della promozione dello sport sociale da parte dell'ordinamento legislativo e sportivo.
I tre pilastri su cui
fondare una politica dello sport sociale dovevano essere: riconoscimento della
funzione formativa dello sport, centralità della società sportiva, sostegno al
volontariato sportivo. Riflettori puntati subito dopo sugli interventi di
Pescante e Petrucci, dai quali era lecito attendersi lumi sul futuro
dell'associazionismo sportivo di base e soprattutto un chiarimento su cosa
dovessero attendersi gli Enti di promozione sportiva quali maggiori soggetti
dello sport sociale. Nel suo intervento di apertura il presidente del CSI si è soffermato sulla crisi del sistema sportivo italiano e sulla necessità della promozione dello sport sociale da parte dell'ordinamento legislativo e sportivo.
Pescante ha presentato la sua proposta di legge sulle società sportive dilettantistiche e per quanto riguarda chi e come dovesse promuovere lo sport sociale ha affermato che lo sport doveva cercare un chiarimento al proprio interno sui ruoli di ciascuno; una volta risolti i problemi di soprovvicvenza del CONI, si sarebbero risolti anche i nodi relativi agli Enti di promozione e allo sport per tutti.
Nel suo intervento, Gianni Petrucci si è soffermato sulla difesa dell'attuale modello sportivo italiano, imperniato sul CONI, ritenendo che non serva un Ministero dello sport ma dal Parlamento atti concreti di aiuto al mondo dello sport; anche se questo può cnsiderarsi un'utopia, considerando come il Parlamento fosse solito perdersi in lungaggini. Petrucci ritiene comunque opportuno che rappresentanti degli Enti di promozione siano presenti nella Giunta esecutiva e nel Consiglio nazionale del CONI.
Di tutt'altro genere, ovviamente, l'intervento di mons. Betori, che ha confermato la grande attenzione con cui la Chiesa in Italia segua i cambiamenti dello sport, chiedendo che in tali cambiamenti sia salvaguardata la funzione umanizzante della pratica sportiva.
Delle difficoltà di legiferare sullo sport ha poi parlato Gianni Rivera, quale ex parlamentare, mentre il coordinatore degli assessori allo sport ribadiva ancora una volta che le Regioni rivendicavano il ruolo di principali ed autonomi soggetti istituzionali nella promozione dello sport sul territorio, al di fuori di qualsiasi tutela del CONI e dello Stato.
Maratona della pace Roma-Lourdes
"I nostri sogni corrono con
noi". Questo il messaggio della maratona internazionale Roma-Lourdes,
organizzata a metà maggio 2003 dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione
con l'Ordinariato Militare in Italia. La fiaccola, accesa in San
Pietro dopo l'udienza del Santo Padre, ha raggiunto la Basilica di Santa
Bernadette a Lourdes la sera del 18 maggio, dove ad attenderla c'era il
contingente italiano del 45° Pellegrinaggio Militare Internazionale (al quale
avevano partecipato rappresentative di 37 nazioni).
Alla corsa si sono uniti
anche atleti disabili, che così hanno dato la loro testimonianza nell'anno
europeo del disabile. I chilometri totali percorsi sono stati 1.604 (724 in Italia, 880 in Francia), con 12 tappe in dodici giorni, per un totale di centodieci ore di fatica e sacrificio. Nelle principali tappe la maratona ha ricevuto grandi accoglienze, con incontri e confronti con associazioni laiche e religiose. La fiaccolata ha legato simbolicamente il suo nome all'idea di pace nel mondo, un'idea da accendere" con amore e speranza.
La maratona-pellegrinaggio si inseriva nella sequenza dei grandi simboli di Lourdes. Dopo l'acqua della sorgente, ecco i pellegrini stessi nella molteplicità dei loro luoghi di provenienza. Per il 2003, inoltre, il tema pastorale di Lourdes era dedicato all'incontro fra le genti.
"Lo sport va oltre la medaglia, la vittoria e la sconfitta, è un mezzo di unione e aggregazione di persone anche le più diverse" aveva detto il presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano nel corso della conferenza di presentazione dell'iniziativa; quindi uno strumento di pace simboleggiato dalla fiaccola che i militari-atleti hanno portato attraverso l'Italia e parte della Francia.
L'ATTO COSTITUTIVO
LO STATUTO
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